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Intervista a Paola Bonora

Ripartire dal territorio: la centralità dei valori sociali, i rischi della speculazione immobiliare

Paola Bonora è docente di Geografia e presidente del corso di laurea in Scienze Geografiche dell’Università di Bologna; ha scritto numerosi saggi sui processi di regionalizzazione con attenzione particolare alla relazione tra territorio ed elementi di coesione identitaria; i suoi studi attuali vertono sulla natura e forma della città postmoderna.


ERE - Quali sono gli aspetti del modello di sviluppo dell’Emilia-Romagna che ritieni più rilevanti, sia in prospettiva storica, che in relazione alla situazione attuale?

Bonora - Sul termine modello ho davvero molte obiezioni e le ho da tempo. Se è esistito un modello sociale ed economico emiliano è esistito come autorappresentazione che aveva una forte componente immaginativa, che in passato preferivamo definire ideologica (oggi questo termine non si usa più se non in negativo, ma non ha perso significato). Il modello nasceva da quella che era la più forte componente di coesione sociale in Emilia-Romagna, che era appunto quella ideologica, di autorappresentazione politica, ideale.
Nel momento in cui sono sfumate quelle caratteristiche anche il modello si è rivelato una costruzione fragile, sostanzialmente svuotata. E questo mette in evidenza, da almeno vent’anni, le contraddizioni della situazione emiliana: da un lato il tentativo di continuare ad autorappresentarsi come situazione diversa, e di conseguenza ad autoproclamarsi una regione che si regge su meccanismi - sociali, politici, organizzativi, amministrativi - diversi (migliori?) che in altri contesti; ma dall’altro lato, nella sostanza, una situazione dell’Emilia-Romagna non così diversa da quella di altri contesti territoriali.

Mi era capitato di lavorare sul tema dell’identità emiliana per la Fondazione Agnelli alla fine degli anni ’90, ed anche allora avevo sottolineato che la realtà territoriale emiliano-romagnola, come tutte le realtà, può essere guardata da prospettive diverse. Se noi osserviamo l’Emilia-Romagna dall’alto, in una dimensione relazionale ampia, facciamo più fatica a vedere le contraddizioni interne al sistema regionale: la rappresentazione in senso positivo dell’Emilia-Romagna è talmente solida che è difficile andare nello specifico, essere critici, come ci permettiamo di fare noi emiliani, non ti credono neppure; anche perchè una visione di carattere generale e di confronto con altre regioni o altre situazioni sul piano europeo e internazionale, mette comunque in risalto gli elementi di positività che di fatto sono presenti... [continua]

 

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